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E poi si riparte



Con lo scrittore argentino Martín Caparrós

Dopo mesi di reclusione, respiri affannosi dietro le mascherine, code educate dietro persone distanziate. Dopo le ore lunghe, i giorni lunghi, le settimane e i mesi in cui ci siamo chiesti cosa sarebbe stato il dopo, come lo avremmo nuovamente riempito.

Dopo il tempo svuotato in cui ci siamo sorpresi a chiederci chi siamo, magari anche chi vogliamo essere, persino chi non vogliamo essere più. Dopo il tempo fermo che ha regalato a qualcuno il coraggio di tirare una riga, fare punto e a capo. Anche se l'orizzonte non si vede, anche se il futuro non si conosce. Per rispetto di sé.

Dopo tutto il silenzio e l'immobilità che sono stati, per molti, fatica immane, dolore e perdita. Ma ci hanno anche offerto squarci di terra fertile, possibilità di seminare nuova vita, vita migliore. Dopo tutto questo tempo ad aspettare il dopo, il dopo è arrivato.

Si riparte come sempre a settembre, con Festivaletteratura. In formato coriandolo, non importa. Con le mascherine, i termometri all'entrata, le sedie mezze vuote per il distanziamento, non importa. Gli schermi per le dirette con gli autori che non sono riusciti ad arrivare e parlano da lontano, non importa. Si riparte grazie al Comitato organizzatore che non ha mollato mai e si è inventato un Festival possibile in un contesto impossibile, perché possa ascoltarci anche chi non c'è.

Non è perfetto, non lo sarà. È questa la lezione che ci insegna: la perfezione non è di questo tempo, ma noi siamo ancora qui.

Si cambia e si stravolge tutto, ma si resta. Nel miglior modo possibile per l'oggi. Senza fare confronti. Stando qui, ora, godendo di nuovo di parole, sguardi, incontri che soltanto qualche mese fa sarebbero sembrati impossibili.

Siamo ancora qui. Si riparte

Viva qui, viva ora, viva il Festivaletteratura.

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